Blefarite all'occhio: cause più comuni, sintomi e rimedi
La blefarite è un'infiammazione dell'occhio molto comune. Con ZEISS, scopri le cause più comuni, i sintomi ed i rimedi da utilizzare per guarire.
La blefarite è caratterizzata da un’infiammazione dei margini palpebrali che appaiono irritati con ciglia “sporche” e incrostate. Questo disturbo non fa distinzioni di sesso ed età, anche se sembrerebbe più comune negli individui sopra i 50 anni. Può presentarsi in forma acuta o cronica, la più comune. Si possono distinguere due forme, anteriore o posteriore, in base alla sua localizzazione.
Le cause più comuni per la comparsa della Blefarite
Le cause della blefarite sono diverse a seconda che l’infiammazione sia acuta o cronica e, nel caso delle forme croniche, in base alla sua localizzazione. Le esatte cause non sono comunque sempre ben comprese e si pensa che possano giocare un ruolo più fattori contemporaneamente. Tra i principali ricordiamo:
- infezioni batteriche croniche di basso grado della superficie oculare
- condizioni infiammatorie della pelle come dermatite atopica, dermatite seborroica, rosacea e infestazioni da parte di piccoli acari
Blefarite Acuta
La blefarite acuta può essere distinta in:
- blefarite acuta ulcerativa, che in genere è legata a un’infezione del bordo della palpebra, più spesso dovuta a batteri stafilococchi. Talvolta possono essere chiamati in causa anche virus (infezione da Herpes simplex o da Varicella zoster)
- blefarite acuta non ulcerativa, che di solito è legata a una reazione allergica, come può capitare in individui soggetti ad allergia stagionale
Blefarite Cronica
La blefarite cronica viene anche classificata in relazione alla localizzazione. In particolare, ne esistono due tipi:
- blefarite anteriore, quando l’infiammazione interessa la pelle intorno al bordo esterno delle palpebre, alla base delle ciglia. Può avere origine da un’infezione della palpebra in genere causata da batteri (stafilococchi) ed essere associata a malattie cutanee come la dermatite seborroica (in questo caso si parla di blefarite seborroica)
- blefarite posteriore, quando l’infiammazione nasce dall’ingorgo delle ghiandole di Meibomio che sono collocate sul bordo palpebrale sia inferiore sia superiore e sono deputate alla secrezione della componente lipidica (grassa) delle lacrime. Questo materiale oleoso costituisce lo strato più esterno delle lacrime, che sono così protette dalla rapida evaporazione. Nei soggetti affetti da blefarite posteriore, le ghiandole di Meibomio producono un materiale grasso più “burroso”, denso e pastoso, che va a ingorgare i canali di sbocco di queste ghiandole. La blefarite posteriore, come quella anteriore, è inoltre spesso associata a malattie dermatologiche come la dermatite seborroica e l’acne rosacea
Nello sviluppo delle forme croniche di blefarite può essere coinvolto anche un acaro (Demodex folliculorum e Demodex brevis), il cui ruolo però non è ben definito.
Alcuni dati suggeriscono che chi soffre di blefarite sia più a rischio di sviluppare ansia e depressione. A volte si parla addirittura di blefarite da stress, dal momento che lo stress è un fattore che può influenzare alcune delle condizioni dermatologiche associate alla blefarite, come la dermatite seborroica e la rosacea.
La blefarite può essere associata anche alla congiuntivite: in questi casi di parla di blefarocongiuntivite, condizione caratterizzata da un’infiammazione sia della congiuntiva sia del bordo palpebrale.
Infine, l’insorgere della blefarite è più probabile quando si ha un sistema immunitario compromesso, in caso di una forma di natura infettiva (per esempio causata dall’Herpes simplex virus), sia da una sua attivazione anomala, quando è legata a una reazione allergica.
Blefarite: i sintomi
I segni e i sintomi della blefarite sono molto aspecifici, motivo per cui non sempre è facile riconoscerla, soprattutto nella forma cronica che si presenta con disturbi più sfumati.
Tra le manifestazioni più tipiche di blefarite rientrano le seguenti:
- gonfiore palpebrale
- lacrimazione
- visione offuscata
- arrossamento oculare
- fastidio alla luce (fotofobia)
- ammiccamento compulsivo
- sensazione di corpo estraneo
- bruciore, a volte prurito
- presenza di forfora o crosticine alla base delle ciglia
La blefarite può interessare un occhio o entrambi. Anche se è molto fastidiosa non causa in genere danni permanenti alla vista. Inoltre la blefarite non è contagiosa.
La diagnosi si basa essenzialmente sui sintomi, ma è altrettanto importante cercare di risalire alla causa che l’ha determinata, motivo per cui è bene rivolgersi a un oculista. Lo specialista, con l’aiuto di una lampada a fessura, può analizzare con attenzione una serie di fattori come l’esterno dell’occhio, la struttura della palpebra, l’aspetto della pelle e delle ciglia nonché la quantità e la qualità delle lacrime e lo stato delle ghiandole di Meibomio. In tutti i tipi di blefarite, il film lacrimale può mostrare segni di rapida evaporazione, mentre nella blefarite posteriore, la secrezione delle ghiandole di Meibomio può apparire più densa.
I rimedi per la blefarite
I tempi di guarigione dalla blefarite sono abbastanza variabili. Le forme acute in genere si risolvono nell’arco di due/quattro settimane. Tuttavia la malattia si presenta spesso in forma cronica, con episodi che si ripetono, intervallati a periodi senza disturbi. In questi casi i tempi di guarigioni possono essere molto lunghi.
In generale l’elemento chiave per curare la blefarite è rappresentato dall’igiene delle palpebre, a cui il medico può associare altri trattamenti.
Igiene delle palpebre
Il primo accorgimento da prendere è quello di fare impacchi caldo-umidi, magari con camomilla, da applicare con una garza o dell’ovatta all’occhio per 5-10 minuti per ammorbidire le piccole incrostazioni presenti sulle palpebre e dilatare le ghiandole di Meibomio.
Subito dopo bisogna rimuovere le scagliette e i detriti, facendo una sorta di “scrub” nell’area delle ciglia, usando un bastoncino cotonato imbevuto di detergenti delicati per bambini diluito. Quando si compie questa operazione, bisogna fare attenzione a non usare troppo sapone perché potrebbe favorire la secchezza oculare.
Altro accorgimento utile, in particolare in presenza di blefarite posteriore, è massaggiare delicatamente, e con le mani ben pulite, i margini delle palpebre per favorire la fuoriuscita del secreto oleoso delle ghiandole di Meibomio.
Queste misure igieniche sono fondamentali nelle forme croniche di blefarite e devono essere mantenute ogni giorno per tutta la vita, pena l’alto rischio che i sintomi si ripresentino. Durante le ricadute, l’igiene delle palpebre deve essere eseguita da due a quattro volte al giorno. Inoltre è sconsigliato sia l’uso di lenti a contatto, sia l’utilizzo di cosmetici nella zona degli occhi, a maggior ragione in caso di blefarite della palpebra superiore. È poi altrettanto importante curare le condizioni sottostanti, come la dermatite seborroica e la rosacea.
Terapie farmacologiche
Nelle forme acute di blefarite, quando questa è associata a un’eccessiva crescita di batteri (stafilococchi), il medico può prescrivere pomate antibiotiche, da applicare per 2-8 settimane. Di norma questi batteri vivono sulla cute senza dare fastidio, ma se prendono il sopravvento iniziano a produrre tossine che vanno a complicare il quadro.
Alla terapia antibiotica il medico può associare anche colliri a base di cortisone a basso dosaggio per controllare l’infiammazione dell’occhio.
Luce pulsata
Negli ultimi anni, sta prendendo piede per il trattamento di alcune forme di blefarite, in particolare per quelle associate a una disfunzione delle ghiandole di Meibomio, l’utilizzo della luce pulsata. Si tratta di una metodica attraverso la quale si trasferisce calore all’interno delle palpebre, in modo da facilitare la normale secrezione delle ghiandole di Meibomio e ridurre quindi l’infiammazione palpebrale.