Cheratite dell'occhio: cause, sintomi comuni e rimedi
Pensi di avere la cornea infiammata? Scopri cause, sintomi più comuni e tutti i rimedi per la cheratite con i consigli degli esperti ZEISS.
La cheratite è una patologia dell’occhio. Con questo termine si fa riferimento, in particolare, a un processo infiammatorio che coinvolge la cornea, la principale membrana dell’occhio. Termine da non confondere con “cheratosi” che viene invece usato per indicare alterazioni della pelle di vario tipo (come la cheratosi seborroica o la cheratosi pilare), malattia caratterizzate da proliferazione circoscritta, con ispessimento, dello strato più superficiale dell’epidermide.
Cheratite: cause, sintomi e rimedi
La cheratite che, come vedremo, può essere di origine infettiva o non infettiva è un problema da non sottovalutare, perché, se non viene affrontata correttamente, può avere compromettere la vista e la salute dell’occhio.
La cornea, infatti, è la membrana trasparente, simile a una sorta di cupola, che ricopre la parte anteriore del bulbo oculare. È costituita da cinque strati (l'epitelio, la membrana di Bowman, lo stroma, la membrana di Descemet e l'endotelio) e, oltre ad avere una funzione protettiva, è ampiamente coinvolta nella rifrazione della luce che entra nell’occhio, che viene deviata sul cristallino e sulla retina, consentendo così la messa a fuoco delle immagini e, quindi, la visione.
Purtroppo, ad oggi, non esistono rimedi naturali alla cheratite. È quindi importante chiedere consiglio al medico e seguire la terapia indicata.
Approfondiamo, dunque, i principali fattori che possono determinare un’infiammazione della cornea, i sintomi ai quali bisogna prestare attenzione e le strategie di cura da adottare per favorire la guarigione del tessuto corneale.
Cheratite: le cause principali
La cheratite può dipendere da diverse cause. Una prima distinzione importante è tra:
- cheratite infettiva, cioè dovuta a un’infezione, a sua volta imputabile a batteri, virus, funghi o parassiti
- cheratite non infettiva, che può derivare da traumi o lesioni oculari, dall’azione di agenti fisici (come i raggi ultravioletti) o chimici (ad esempio l’insulto di sostanze acide), da alterazioni e/o malattie locali (cioè a carico degli occhi) o sistemiche (come l’artrite reumatoide e altre malattie del tessuto connettivo).
Va precisato che, normalmente, l’epitelio della cornea, ovvero lo strato più esterno, rappresenta una barriera protettiva che impedisce la penetrazione a gran parte dei microrganismi.
Una lesione corneale (come un graffio o un’abrasione), quindi, può determinare una cheratite non infettiva, ma può anche aprire la strada all’ingresso di microbi e alla successiva comparsa di una forma infettiva.
Entrando più nel dettaglio, in presenza di un’infezione corneale, a seconda del microrganismo responsabile, si può distinguere, tra:
- cheratite microbica, a sua volta differenziabile in:
- cheratite batterica, causata più frequentemente da batteri come lo Pseudomonas aeruginosa, lo Pneumococco, lo Stafilococco aureo e lo Streptococco piogene. Spesso rappresenta una complicanza di problematiche oculari preesistenti (per esempio una congiuntivite o una cheratite erpetica), di traumi o può derivare dall’uso improprio delle lenti a contatto (cheratite da lenti a contatto)
- cheratite fungina, causata da funghi come Aspergillus, Fusarium, Cephalosporium e Candida albicans. Anch’essa è in genere secondaria a un’infezione della cornea preesistente o a un’abrasione corneale; sono particolarmente a rischio di cheratiti fungine i soggetti immunodepressi e diabetici
- cheratite da parassiti, causata generalmente da un protozoo, l’Achanthameba, che può essere contratto attraverso il contatto con acqua e/o soluzioni per le lenti a contatto contaminate.
- cheratite virale, che è generalmente causata da virus erpetici; in particolare sono più frequenti la cheratite da Herpes simplex (responsabile dell’herpes labiale) e quella da Herpes zoster (il virus della varicella e del fuoco di S. Antonio).
Tra le forme di origine non infettiva ricordiamo in particolare:
- cheratite attinica, che deriva da una scottatura agli occhi in seguito a un’eccessiva e/o prolungata esposizione ai raggi ultravioletti che ustionano il tessuto corneale; può succedere a chi si espone direttamente al sole (o al suo riverbero in acqua o sulla neve) e/o a lampade abbronzanti senza occhiali protettivi, ma anche ad altre fonti di ultravioletti (per esempio chi lavora con saldatori)
- cheratocongiuntivite secca, che è conseguenza di una insufficiente lubrificazione dell’occhio da parte delle lacrime che a sua volta può dipendere, per esempio, da problematiche congenite o autoimmuni a carico delle ghiandole lacrimali
- cheratite neurotrofica, che si verifica a seguito di una compromissione parziale o totale dell'innervazione del nervo trigemino (per esempio in seguito a forme tumorali o interventi chirurgici), che porta a una riduzione o alla perdita totale della sensibilità corneale.
Chi è quindi più a rischio di sviluppare una cheratite? Sicuramente i portatori di lenti a contatto, soprattutto se non eseguono una corretta manutenzione delle stesse e/o le indossano troppo a lungo e di notte: le lenti, infatti, possono determinare lesioni microscopiche della cornea, attraverso cui possono penetrare microbi.
Altri fattori di rischio comprendono:
- difese immunitarie indebolite da malattie o terapie farmacologiche
- uso di colliri a base di corticosteroidi, che possono aumentare il rischio di sviluppare cheratite infettiva, ma anche peggiorare una cheratite in corso
- recenti lesioni alla cornea, che la rendono più vulnerabile
- presenza di sindrome dell’occhio secco o altre alterazioni della lacrimazione (una ridotta lubrificazione oculare favorisce l’erosione dell’epitelio della cornea).
Cheratite: sintomi, complicanze e diagnosi
In generale, la sintomatologia delle cheratiti comprende:
- dolore e/o bruciore oculare (che può anche rendere difficile aprire le palpebre)
- lacrimazione
- arrossamento oculare caratteristico, noto come iniezione pericheratica; il rossore è maggiore in prossimità del limbus (la zona di confine tra la cornea e la sclera, cioè la parte bianca dell’occhio) e va progressivamente diminuendo man mano ci si avvicina alla congiuntiva palpebrale
- fotofobia, cioè eccessiva sensibilità alla luce
- visione ridotta e/o alterata
- sensazione di corpo estraneo nell’occhio
A tali sintomi (che possono interessare un solo occhio o entrambi, a seconda del tipo di cheratite) si associano manifestazioni cliniche diverse a seconda della causa dell’infiammazione e del livello di gravità.
Si parla ad esempio di cheratite puntata superficiale se l’infiammazione dell’occhio si manifesta con piccoli punti opachi bianco-grigiastri sulla superficie corneale, e di cheratite interstiziale se vengono coinvolti gli strati intermedi della cornea, compreso lo stroma, (quest’ultima si manifesta spesso come complicanza della sifilide congenita, ma può essere causata anche da alcune malattie autoimmuni, da virus erpetici, dalla tubercolosi).
Se sulla cornea sono visibili filamenti superficiali mobili (costituiti da muco e frammenti di epitelio) si parla di cheratite filamentosa, che può per esempio caratterizzare alcune forme di origine fungina e forme severe di cheratocongiuntivite secca.
L’infiammazione corneale può determinare la formazione di un edema, cioè una raccolta di liquidi all’interno della cornea, più o meno importante.
Altra manifestazione tipica è un’ulcera sulla cornea, una sorta di “cratere” che, nella maggior parte dei casi, se correttamente trattata, si risolve senza strascichi ma che, a volte, può lasciare una cicatrice capace di alterare il tessuto corneale e la sua trasparenza, determinando un’opacità e, in alcuni casi una riduzione più o meno importante della vista.
Proprio le diverse manifestazioni possono orientare la diagnosi dello specialista, al quale è bene rivolgersi ai primi sintomi per identificare quanto prima il problema e procedere a un tempestivo trattamento. Il medico, durante la visita, inizia con la raccolta dei sintomi e della storia clinica del paziente (anamnesi) e procede poi con un esame obiettivo dell’occhio con una lampada a fessura (costituita da una lente e da una fonte luminosa). Può avvalersi anche di test di colorazione della superficie oculare, instillando nell’occhio coloranti specifici che permettono di evidenziare eventuali danni e alterazioni corneali e anche di valutare lo stato del film lacrimale, e di eventuali altri esami per la valutazione della lacrimazione dell’occhio (come il test di Schirmer). Per impostare una cura mirata ed efficace, infine, può prelevare un campione di lacrime o di cellule della cornea da sottoporre ad esami di laboratorio per identificare con precisione la causa (soprattutto in caso di forme infettive).
Cheratite corneale: come si cura
Il trattamento della cheratite dipende dalla causa scatenante oltre che dal livello di gravità della patologia: l’obiettivo è risolvere l’infiammazione (e l’eventuale infezione) e favorire il ripristino dell’epitelio corneale (riepitelizzazione). In ogni caso è sempre opportuno seguire la prescrizione medica, evitando le cure fai da te.
In caso di forme infettive, ad esempio, vengono generalmente prescritti farmaci topici come colliri o unguenti, diversi a seconda dell’agente infettivo da combattere: antibiotici in caso di forme batteriche, antifungini nelle forme micotiche, antivirali contro le cheratiti erpetiche.
Nelle forme non infettive, soprattutto di origine traumatica, vengono generalmente prescritte lacrime artificiali ed eventualmente pomate antibiotiche per prevenire possibili infezioni.
In generale, possono essere prescritti in associazione anche colliri analgesici e antinfiammatori; gli antinfiammatori cortisonici vengono però riservati ad alcune forme, come le cheratiti connesse a malattie autoimmuni, perché in altre possono risultare controproducenti.
La riepitelizzazione corneale viene favorita con l’uso di lacrime artificiali lubrificanti, unguenti e colliri riepitelizzanti e proteggendo l’occhio con lenti a contatto terapeutiche, bendaggi temporanei o con la temporanea chiusura, totale o parziale, della palpebra (tarsoraffia).
In presenza di danni permanenti alla cornea che compromettono significativamente la vista, infine, può essere valutato il ricorso alla cheratoplastica (ovvero il trapianto di cornea).
Cheratite: in quanto tempo si guarisce?
Le tempistiche di guarigione di una cheratite possono variare a seconda della causa sottostante e della tempestività della diagnosi e del trattamento, che possono limitare la comparsa di complicazioni.
Tra le forme più difficili da trattare rientrano quelle causate dall’Acanthamoeba, che può resistere ai farmaci e richiedere terapie per diversi mesi. Anche forme virali da adenovirus possono richiedere alcuni mesi per guarire completamente, mentre in genere quelle da herpes virus si risolvono entro alcune settimane, anche se va precisato che, nella cheratite erpetica, guarigione non implica eliminazione del virus che, per sua caratteristica, resta latente nell’organismo e può riattivarsi successivamente causando nuove infezioni.
In generale, poi, la presenza di ulcere corneali allunga i tempi per la guarigione e quelle fungine di solito richiedono più tempo di quelle di origine batterica.